martedì 29 dicembre 2015

PATERNITÀ e MOTO: compatibili? Come? Spunti di riflessioni per BIKER - PAPA'

Ciao a tutti cari lettori, 
ebbene si, sono qui a raccontarvi che dal 3 ottobre 2014 sono ufficialmente diventato: Papà, Padre, Babbo, Papy, Papone, insomma, la mia splendida Moglie Picci ha dato alla luce la nostra stupenda figliuola, di nome Catalina









Nome derivante da: 
1) Cattleya: bellissima orchidea colombiana di colore fucsia;
2) Isla Catalina: bellissima isola della Repubblica Dominicana, ricca di storia e significato per noi latinoamericani;
3) India Catalina: figura femminile della storia colombiana, la quale raccontano essere stata la figura di pacificazione tra gli spagnoli e gli indigeni colombiani, durante la colonizzazione spagnola.






e in tutto questo: sono un uomo molto felice!


La questione che voglio condividere con Voi attraverso questo Post, è quanto la nostra società (e alcune persone in particolare), non condividano il fatto di far combaciare lo splendido momento della paternità con l'utilizzo del nostro mezzo preferito: la moto.




È vero, siamo tutti d'accordo che generalizzare non è mai utile ne tantomeno corretto, ma fateci caso: una volta che qualcuno/a ha un figlio/a, in automatico la moto diventa un elemento PERICOLOSO, più di prima, quando invece lo é sempre stato, ma questo aspetto non l'abbiamo mai voluto mettere al centro delle nostre attenzioni.


La prima cosa che molti dei miei amici e conoscenti hanno fatto, una volta che si sono sposati e soprattutto hanno avuto dei bambini, è quella di privarsi del mezzo che illumina la nostra passione.
Ora, la questione pericolosità è nota a tutti, ma allo stesso tempo viene interpretata da ognuno di noi in modo differente. Il mio pensiero è il seguente: 
"non è la moto ad essere pericolosa, è l'ambiente che la circonda ad esserlo": 
conducenti distratti, il cattivo utilizzo degli smartphone alla guida, gli ostacoli vari, i difetti stradali ecc..  possono far accadere episodi sgradevoli a chi guida un mezzo instabile come le moto.

Ma questo aspetto, non era differente prima di avere un figlio, anzi, forse non ci pensavamo mai e di conseguenza eravamo sempre lì a "tirare" come dei matti nei passi di montagna, alla ricerca della "chiusura della gomma" o dell'impennata più lunga, alla dimostrazione di essere un  grande "manico" (uno che il polso destro lo sa usare bene) agli occhi di altri bikers ecc.


L'aspetto sul quale voglio centrare questo post è legato a come cambia il modo di guidare e di interpretare la moto, e quale potrebbe essere un'alternativa alla vendita del mezzo, una volta che la propria vita viene "stravolta" dall'arrivo di un figlio.


Quando saliamo sulla nostra moto e siamo diventati genitori, la nostra mente si concentra sul fatto che non siamo più da "soli" a questo mondo, che c'è una creaturina che vive grazie a noi e per noi. Quindi la paura di farci male aumenta e le "reazioni di sopravvivenza" (come le chiama Keith Code nel suo libro "Questione di Polso") diventano troppo evidenti, quasi fastidiose.
Il semplice ragionamento che faccio è che comunque ci sono tanti pericoli ogni giorno, all'interno delle nostre attività quotidiane, e le cose possono accadere in ogni momento; alcuni lo chiamano "destino" altri "questione di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato", ma in ogni caso, possiamo farci male in ogni momento anche con attività banali e meno soggette a rischio come le moto.

Per questo mio modo di pensare, non ho voluto fasciarmi la testa , non ho voluto procedere con il gesto istintivo, quello della vendita della moto alla nascita di mia Figlia, che per molti è stato il primo pensiero fatto:
ho aspettato..
ho ragionato..
ho pensato a come vivere questa mia attività in maniera più serena e tranquilla.


La convivenza moto-moglie-figlia, è iniziata con preoccupazione e con i ragionamenti espressi nelle righe precedenti; vi devo dire che sono riuscito a viverla sempre meglio, in modo lucido, con responsabilità, ma sempre con immensa passione e gioia; ho cambiato le mie abitudini generali e soprattutto la mia attività motociclistica, ma con questo senza quasi nessuna rinuncia (se non quella del "Viaggio TMCS" estivo, che in effetti è l'unica cosa che mi è mancata veramente in questo 2015).


Da quel 03/10/14, è cambiato il mio modo di intendere la moto: le rare volte che in questo 2015 mi è capitato di guidare la moto in strada, ho sempre cercato di farlo in percorsi poco trafficati, percorrendoli con molta più calma (considerato che nel mio cervello ho attivato la mappatura "Papà", che ora comanda il mio polso destro). 
Durante le uscite domenicali (poche), ho notato come la mia attenzione e la mia tensione fosse aumentata a dismisura, soprattutto nei confronti dei numerosi ostacoli che la strada ci pone davanti e agli utenti incapaci che popolano la medesima, distratti sempre più alla guida, che fanno rabbrividire ad ogni loro azione pericolosa.
Per via di questa mia "insicurezza" e rigidità durante la guida in strada, che mi faceva divertire poco e sudare tanto, alla fine del 2014 ho trovato la soluzione che tanto cercavo:

Ho deciso di dedicare la mia passione per le moto esclusivamente al mondo dei cordoli, nel MONDO DELLA PISTA.



Sono sempre stato dell'idea che la pista sia il migliore ambiente dove godersi il mondo della velocità, dell'adrenalina, della moto IN SICUREZZA. 
Ovvero un ambiente con meno ostacoli, con zero "autisti distratti smartphone dipendenti", con asfalti perfetti e soprattutto con personale qualificato in caso di caduta/incidente, subito disponibile a prendersi cura di noi in tempi brevissimi.

Sostenendo questa tesi e confrontandomi con persone che vivono in questo mondo da molto tempo, ho capito che poteva essere il modo migliore per dare sfogo alla mia passione, in maniera responsabile e con qualche pensiero in meno rispetto alla strada! 

Così, con qualche risparmio speso, con tante ricerche di pezzi per la moto utili alla pista, diverse discussioni su forum dedicati, chiacchierate con possessori di moto "solo pista" e serate passate davanti al pc, sono riuscito a costruire la mia moto Only Track, applicando alla meravigliosa Daytona R 2013 alcune modifiche essenziali per poter iniziare questa esperienza.
Sono riuscito in questo 2015 a girare in diversi circuiti italiani, nei quali ho scoperto quanto questo mondo mi piaccia, quanto mi fa vivere la moto con emozione e adrenalina e mi regala sentimenti nuovi ogni volta che il mio ginocchio sfiora l'asfalto a velocità rilevanti (troverete, a breve, il report completo con dettagli di piste e modifiche alla moto, vissute durante questa mia esperienza Only Track).
  
In sostanza, la paura più grande, quando sono diventato genitore, è stata quella di non poter accudire la mia propria figlia per "cause di forza maggiore"; la passione per la moto (che rimane comunque uno sport pericoloso è pieno di insidie), riesco a viverla con serenità e gioia da quando ho scoperto il mondo della pista, e questa esperienza, (nonostante molti di voi sapranno leggendo il Blog che, nel Luglio del 2013, un mio errore durante una giornata in una pista piccola e tecnica come Castelletto di Branduzzo (PV), mi sia costato polso e moto in un colpo solo)  mi ha regalato la seguente consapevolezza:
in pista le variabili per farsi male sono molto inferiori rispetto alla strada, e posso riassumerle in quattro voci principali:
1) la velocità;
2) il guasto del mezzo;
3) gli errori del pilota (se stessi o altro);
4) difetti del asfalto (esistenti o accidentalmente occorsi -olio/ghiaia ecc-)


Con queste variabili voglio confermare che la pista non è ovviamente sicura al 100% e si possono aprire mille discussioni a riguardo, ma posso testimoniare l'atteggiamento di mia Moglie e di mia Madre (che odia le moto), durante questa mia esperienza "Only Track": sono relativamente più tranquille, per gli aspetti espressi sopra e perché mi vedono sereno e felice mentre pratico questo sport e durante il racconto delle mie esperienze tra i cordoli. Sanno benissimo che il rischio è alto, ma vivendo la pista con me in alcune giornate, se rendono conto da sole come sia un ambiente particolarmente "protetto" e pieno di passione e di appassionati!

Mia moglie: voglio parlare di Picci, mamma di Catalina, appassionata di moto, sognatrice e viaggiatrice; Lei non mi ha mai chiesto di vendere la moto, non mi ha mai chiesto di rinunciare alla passione che illumina i miei occhi; mi ha sempre appoggiato nelle mie mille idee pazze, mi ha sempre fatto ragionare con lucidità e sincerità, e credo fortemente che questo aspetto renda le cose più semplici quando si tratta di far combaciare paternità e motocicletta.

Quindi un'altro aspetto da non sottovalutare: la condivisione della nostra passione con chi abbiamo scelto come compagna di vita: molte di loro, le nostre donne, guardandoci negli occhi, capiranno quanto questo sport ci possa dare e quanto una rinuncia a questo rappresenti un gran bel rimorso ed un rimpianto per la nostra vita.

Con questo articolo voglio dare uno spunto di riflessione a chi, come me, ama le moto, piace smanettare e a chi ama farlo in sicurezza; perché in effetti, paternità o meno, c'è sempre qualcuno che ci aspetta a casa e questo pensiero, per chi diventa padre, diventa uno degli ostacoli insormontabili che portano alla vendita del nostro "cavallo di ferro". 

La pista
.. può essere un'alternativa a questa nostra paura... 
Per me lo è stato e sono molto soddisfatto di questa scelta.


Inizio qui il racconto di questa mia esperienza in pista, dove ho scoperto diversi tracciati, diverse attività legate a questo mondo, ho provato tante emozioni, ho conosciuto persone meravigliose e ho vissuto esperienze nuove che mi hanno dato tanto ed emozionato di più..

ACO10 "ONLY TRACK" EXPERIENCE